Il tappeto annodato più antico di cui si è a conoscenza è quello oggi conosciuto come "il tappeto di Pazyryk" e risale a circa 2500 anni or sono. Misura 200 x 183 cm e venne scoperto dall’archeologo russo Serghei Ivanovich Rudenko nella tomba di un capo sciita nella vallata di Pazyryk, durante una spedizione nella Siberia meridionale.
Le analisi eseguite, sia sul tappeto, sia su tutti gli oggetti rinvenuti nella tomba, hanno portato alla datazione del IV-V secolo a. C.
Il tappeto è in lana e i suoi nodi sono fini e regolari. Osservando attentamente la sua lavorazione si è giunti alla conclusione che sia di origine Persiana. Il ghiacciaio ha ben conservato il prezioso reperto i cui colori, seppur ossidati dal passare dei secoli, sono rosso scuro, giallo e grigio-verde.
Il disegno è costituito da un campo centrale di colore rosso scuro, nel quale spiccano disegni a forma di stella. I bordi sono formati da cinque strisce: una riprende il motivo stellato, su altre due sono raffigurati animali stilizzati, mentre le restanti bande raffigurano renne e cavalli montati da cavalieri.
Oggi il prezioso reperto è conservato nel museo dell’Ermitage a Sanpietroburgo.
I tappeti orientali sono pregiati perché annodati interamente a mano: un buon tessitore può eseguire da 10.000 a 14.000 nodi al giorno. Questo significa che, a seconda della finezza dei nodi, per portare a termine un tappeto di medie dimensioni occorro tre-quattro mesi di lavoro: talvolta anche più.
I telai sui quali vengono annodati i tappeti sono essenzialmente di due tipi: orizzontali e verticali.
Il telaio orizzontale, facilmente trasportabile, è principalmente diffuso tra le popolazioni nomadi ed è costituito da due travi in legno tra le quali sono tesi longitudinalmente i fili dell’ordito. Durante la lavorazione, questi sono tenuti in tensione con l’ausilio di due bastoni legati all’estremità di ogni trave e piantati al suolo.
Il telaio verticale è invece fisso e viene prevalentemente usato nei villaggi e nelle città perché necessita di una parete d’appoggio. Anch’esso è composto da due travi parallele, ma queste sono verticali. Anche in questo caso i fili dell’ordito vengono tesi tra le travi, l’annodatura comincia dal basso e gli artigiani lavorano stando seduti su una panchetta mobile, appoggiata lateralmente a due scale a pioli: mano a mano che il lavoro procede, la panchetta viene rialzata per consentire all’artigiano di trovarsi sempre di fronte al lavoro che sta eseguendo.
Il tappeto è essenzialmente costituito da tre componenti: la trama, l’ordito e il nodo.
Per annodare il tappeto, l’artigiano si avvale di pochissimi e semplici attrezzi: il coltello, il pettine e le forbici. Il primo si usa per tagliare i fili del nodo e può portare all’estremità della lama un uncinetto per l’esecuzione del nodo. Il pettine viene usato per allineare i fili della trama stringendoli contro i nodi, mentre le forbici, piatte e larghe, vengono utilizzate per rasare il vello del tappeto.
Per l’annodatura del tappeto si utilizzano principalmente tre materiali: lana, seta e cotone. In genere si usa la lana di pecora, particolarmente diffusa in tutto l’Oriente, ma in alcune regioni viene adoperata anche la lana di cammello. Importante sottolineare che, per i tappeti di qualità, la lana deve essere a fibra lunga. Questa si ottiene pettinando d’inverno il vello delle pecore e tosando poi gli animali in primavera. Prima di essere utilizzata deve essere accuratamente lavata per eliminare tutti i residui di polvere e grasso: più pulita sarà, più i colori resteranno fissati, puri e brillanti. Per i tappeti pregiati, dalla lavorazione raffinata, il vello sarà tessuto in seta. Il cotone, infine, viene adoperato alla base del tappeto a formare la trama e l’ordito. Tuttavia, ancor oggi, i tappeti nomadi sono prodotti interamente in lana, compresa la trama e l’ordito.
Le materie prime, lana, cotone e seta, dopo essere state raccolte, cardate e filate, vengono sottoposte a tintura: questi procedimenti risultano talvolta complessi. L’operazione &wgrave; infatti delicata perché la tintura è determinante per l’effetto decorativo finale del tappeto. Questa viene preceduta da un bagno di allume che agisce da mordente e non interferisce con il colore successivamente usato ma si limita a rafforzarne l’intensità. In seguito, il filato viene immerso nel bagno di tintura vero e proprio dove, a seconda del colore, viene lasciato per molte ore, talvolta anche giorni. Il passo successivo è l’asciugatura che avviene al sole.
Fino all’avvento dei coloranti artificiali (chimici), la tintura della lana veniva fatta con colori naturali, quasi tutti di origine vegetale. Curioso è per esempio pensare che il rosso veniva ottenuto dalle radici di robbia, un arbusto che cresce spontaneamente in tutto l’Oriente, o anche pestando il guscio delle cocciniglie: a seconda della specie usata la tonalità aumentava o diminuiva di intensità. Il giallo, altro colore usato nella tessitura dei tappeti Orientali, è dato dalle radici, dalle foglie e dai fiori della Reseda luteola: una pianta diffusa in questa zona, mentre il blu viene ottenuto attraverso un complicato procedimento chimico da un arbusto originario dell’Estremo Oriente: l’Indigofera tinctoria dal quale si ricava l’indaco, colore già noto e utilizzato da greci, egiziani e romani da molti secoli.
Ovviamente, questi colori di base vengono poi mescolati per ottenere altre tinte.
Quando però apparvero i colori artificiali, i tintori Persiani abbandonarono quest’antica tradizione, cominciando via via a utilizzare i nuovi prodotti, meno costosi, abbreviando anche i tempi di produzione.
Questo determinò una perdita di qualità e col passare del tempo la fama del tappeto Persiano perse il suo fascino: inoltre, i colori all’anilina dettero origine a sfumature poco armoniosei tra loro ma soprattutto tendevano a scolorire.
Oggi, mentre i nomadi tendono ancora a tingere le lane con coloranti naturali, gli artigiani e i grandi laboratori utilizzano coloranti sintetici a base di cromo.
Talvolta, nel tappeto Persiano, si possono trovare disegni o campi iniziati con un colore che continuano poi con la stessa tinta ma di una sfumatura diversa o addirittura con un’altra tonalità: queste differenti nuances vengono denominate abrash e a prima vista, a taluni, possono sembrare un difetto ma in realtà sono una curiosa caratteristica artigianale.
Va inoltre sottolineato che la presenza di una abrash è la prova che il tappeto è stato tinto con colori vegetali, in quanto solo utilizzando colori vegetali è quasi impossibile ottenere la stessa tonalità in tinture separate.
L’annodatura di un tappeto è l’elemento fondamentale. Nei secoli, sono stati diversi i tipi di nodi utilizzati, ma oggi le tecniche di annodatura più eseguite sono fondamentalmente tre: il nodo simmetrico, detto ghiordes o turkibaft o ancora nodo turco, il nodo asimmetrico, detto anche persiano o senneh o farsibaft e il nodo tibetano detto anche a cappi recisi e a groppetti. La scelta del nodo è molto spesso legata alle tradizioni e alle abitudini locali e aiuta a identificare la provenienza del tappeto.
L’annodatura di un tappeto è l’elemento fondamentale. Nei secoli, sono stati diversi i tipi di nodi utilizzati, ma oggi le tecniche di annodatura più eseguite sono fondamentalmente tre: il nodo simmetrico, detto ghiordes o turkibaft o ancora nodo turco, il nodo asimmetrico, detto anche persiano o senneh o farsibaft e il nodo tibetano detto anche a cappi recisi e a groppetti. La scelta del nodo è molto spesso legata alle tradizioni e alle abitudini locali e aiuta a identificare la provenienza del tappeto.
Il nodo simmetrico o ghiordes avvolge completamente i due fili dell’ordito, mentre il secondo, asimmetrico o senneh, ne lascia libero uno. È pressoché impossibile distinguere i due nodi dal rovescio, ma pizzicando e facendo aprire il tappeto lungo i filari del nodo, e avvalendosi di una lente d’ingrandimento nel caso di tappeti dal nodo molto sottile, è possibile differenziarli.
Il nodo tibetano, infine, viene eseguito avvolgendo a ogni passaggio il filo di lana che formerà il vello alternandolo intorno ai due orditi e a una bacchettina in legno munita di una fessura longitudinale. Una volta terminata l’annodatura, l’artigiano recide gli anelli di lana avvolti attorno alla bacchetta facendo scorrere una lama.
Il nodo è fondamentale per distinguere i tappeti artigianali (ossia fatti a mano) da quelli di produzione meccanica. In questi ultimi il filato di lana che forma il vello è spesso passato attraverso il tessuto di base e fermato con un velo di colla.
Fatta eccezione per alcune manifatture nomadi, il tappeto nasce sempre da un progetto ben preciso, disegnato su un cartone millimetrato nel quale ogni riquadro corrisponde a un nodo, da artisti specializzati.
Il disegno viene poi appuntato sul telaio, davanti agli occhi dell’artigiano che ne segue attentamente lo schema, solitamente fissato ai fili dell’ordito. L’annodatura del tappeto comincia sempre dal lato inferiore: sui fili dell’ordito, tesi verticalmente, vengono intercalati i fili della trama per creare un fondo robusto che mantenga integro il tappeto in modo da evitare sfilacciature e l'allentamento dei nodi. Questi ultimi vengono eseguiti orizzontalmente su tutta la larghezza del tappeto e ogni filo di lana viene fissato su due fili attigui dell’ordito secondo le principali tecniche di annodatura (ghiordes o senneh).
Il costo di un tappeto dipende quindi dal tempo impiegato dall’artigiano per annodarlo e dal numero di nodi in esso contenuto. Il lavoro di annodatura è comunque svolto rigorosamente a mano da artigiani allenati e quindi veloci.
A seconda del disegno, i tappeti orientali si possono suddividere in due grandi gruppi: tappeti a disegno geometrico e tappeti con disegno curvilineo, detti anche floreali.
Appartengono al gruppo dei geometrici tutti quei tappeti annodati con disegno lineare e schematico, formato da tratti verticali, orizzontali e obliqui. In genere, questo tipo di disegno è composto dalla ripetizione del motivo: questa decorazione viene principalmente eseguita dalle tribù nomadi e in alcuni villaggi dove l’annodatura del tappeto è rimasta primitiva. Va infatti ricordato che i primi tappeti furono decorati con motivi geometrici e solo all’inizio del XVI secolo apparvero i disegni floreali. Una piccola curiosità: alcuni dei disegni che troviamo nel tappeto geometrico sono tramandati da secoli a memoria.
L’origine dei tappeti a motivo curvilineo, ossia i floreali, risale all’inizio della dinastia safawide e segna la nascita dell’artigianato vero e proprio dei tappeti orientali. Pare infatti che i tappeti annodati dai nomadi non soddisfacesse affatto il gusto raffinato dei sovrani safawidi. Fu per questo motivo che sorsero i centri artigianali dove vennero annodati tappeti più raffinati sia per la sottigliezza del nodo, sia per il disegno più ricercato. Mentre i disegni dei tappeti nomadi sono eseguiti a memoria, o sono frutto della fantasia del tessitore, il disegno del tappeto floreale nasce dalla mente del maestro disegnatore, detto ustad, e viene prima eseguito su cartone millimetrato e poi meticolosamente riprodotto dall’artigiano. In genere, questi ultimi hanno un nodo più sottile e per questo motivo sono considerati maggiormente pregiati.
Dalle testimonianze di poeti, pittori e scultori dell’antichità, sappiamo che il tappeto era piuttosto diffuso nelle civiltà scomparse. Ne sono la testimonianza i tappeti raffigurati sui vasi etruschi ritrovati nelle tombe o i bassorilievi che riproducono scene di personaggi intenti nell’arte della tessitura venuti alla luce dagli scavi nello Yucatan o ancora al tappeto rinvenuto durante gli scavi dell’antica Tebe risalente al IV secolo a. C.
Nel 1905, poi, altri importanti frammenti di tappeti vennero ad aggiungersi al famoso tappeto di Pazyryk. Detti frammenti, risalenti al XIII secolo, furono scoperti dallo studioso svedese F. R. Martin in una moschea dell’Anatolia centrale e vennero attribuiti alle tribù turche dei selgiuchidi.
Un altro tappeto passato alla storia è quello noto con il nome di “Primavera di Cosroe”: pare che le sue dimensioni fossero enormi (si dice 65 x25 metri) e che fosse stato annodato per ornare il salone del palazzo dell’imperatore Cosroe I a Ctesifonte (531-579 d.C.). L’eccezionalità di quest’opera, oltre che per le sue notevoli dimensioni, è rappresentata dal disegno che raffigura un giardino con alberi, fiori, ruscelli e giochi d’acqua, le cui foglie e fiori erano ricamati con pietre preziose di ogni colore, mentre le acque rilucevano grazie all’effetto del ricamo eseguito con perle, cristalli, trame d’oro, d’argento e di seta. Si racconta inoltre che quando nel secolo successivo gli arabi si impadronirono di quel territorio, si spartirono, dividendola in più parti, quest’opera d’arte, considerata il primo tappeto “giardino” persiano.
Anche Marco Polo, affascinato dall’arte orientale, riporta di aver visto meravigliosi tappeti durante il suo viaggio attraverso l’Oriente, e sostiene che quelli turchi e caucasici fossero i migliori del mondo. Altre tracce storiche riportano che i tappeti anatolici del XIII secolo, eseguiti con lana, prevalentemente nei colori blu e rosso e appartenenti al periodo della dominazione delle tribù turche dei selgiuchidi, fossero tanto ricercati da essere addirittura esportati.
Nei secoli seguenti il tappeto venne via via sempre più riprodotto nelle opere di diversi pittori, a testimonianza dell’importanza da esso assunta nelle dimore e nei palazzi.
I disegni e i motivi si sono susseguiti: dai motivi geometrici si è passati a quelli floreali, dal disegno con medaglione centrale ai tappeti a mosaico, dalle preghiere agli animali stilizzati, ai figurati
Oggi il tappeto è divenuto un importante complemento d’arredo e rende più accogliente, riscaldandoli con i suoi colori, ogni angolo della casa.
Premettendo che tutti i tappeti sono pregiati perché lavorati interamente a mano, il grado di qualità, e conseguentemente il prezzo, viene stabilito dalla finezza del nodo e dai materiali utilizzati. Va da sé che la seta è più preziosa del cotone e che un nodo tessuto con questo materiale sarà molto più fine di uno eseguito con la lana oppure il cotone. Un altro parametro di paragone è il disegno, nonché le dimensioni del tappeto e infine la quantità di colori utilizzati nella tessitura. Sono quindi molteplici i fattori che giocano nella classificazione di un tappeto e sono numerose le varietà considerate "pregiate": ve ne presentiamo alcune tra le più note e diffuse.
I tappeti di Tabriz prendono il nome dall'omonima città situata a nord-ovest della Persia, vicino alle frontiere Russa e Turca.
La tessitura del Tabriz ha origini antichissime e presenta una vastissima varietà di decori. Questi sono dovuti alle molteplici popolazioni che si insediarono nella città lasciando in eredità preziose testimonianze del proprio patrimonio iconografico.
Tuttavia, ciò che maggiormente impreziosisce il tappeto di Tabriz è la grande raffinatezza della lavorazione: i tessitori sono estremamente abili e riescono a mantenere una fitta densità di nodi per centimetro quadrato. Tale finezza viene misura in radj che corrisponde a 7 cm. Altra caratteristica di questi tappeti è la materia prima utilizzata, una lana dalla fibra forte e lucida, ancora oggi filata a mano che si espande dopo essere stata tagliata
Come abbiamo detto, i disegni sono piuttosto vari e insieme ai classici motivi a medaglione centrale, si possono trovare tappeti a preghiera, a giardino, a fiori, a vaso…
Qum è la più antica città santa di tutto l’Islam, ma nonostante la numerosa affluenza di pellegrini da tutta la Persia il tappeto di Qum ha origini piuttosto recenti.
La tessitura inizia infatti solo attorno al 1920 quando alcuni commercianti di Kashan vi installarono i primi telai.
Ancora oggi la produzione non è massiccia come in altre parti ma si riduce a impianti domestici.
I Qum sono tappeti dalla lavorazione fine e perfetta dal punto di vista tecnic, annodati su telai verticali, dove trama e ordito sono generalmente in cotone, talvolta in seta. Nell’esecuzione dei dettagli, il vello è in lana intercalata alla seta.
La gamma di colori del Qum è vastissima: il bianco e l'avorio sono in genere usati nell'annodatura del campo mentre per le decorazioni si utilizzano tinte vivaci.
Tra i disegni maggiormente in uso si trovano, oltre al classico medaglione, quelli a preghiera con alberi e animali, i floreali, e i figurati con scene di caccia.
Per molti secoli la città di Qum è stata uno dei centri più importanti della Persia.
I tappeti provenienti da questa zona prendono il nome della città stessa e provengono da centri che raccolgono la produzione di diversi telai.
Oltre ai tappeti con decoro a medaglione centrale, troviamo manufatti con motivi floreali, dove rami, foglie e fiori si intrecciano per creare preziosi decori.
Inoltre, sin dall’antichità, è diffusa la tessitura di Qum dai disegni figurati, dove il campo centrale è occupato da perfette riproduzioni di scene di vita quotidiana, battute di caccia, o paesaggi.
Questi tappeti, tra l'altro molto apprezzati, ricordano i manufatti di epoca safavide.
Se è pur vero che i tappeti di Qum sono considerati tra i più raffinati ed eleganti, i manufatti prodotti dalla città di Ilam, che prendono il nome di Qum Ilam, sono il massimo della ricercatezza.
Nodo finissimo, lavorato su trama e ordito in seta, sono caratterizzati da colori brillanti e accesi, armoniosamente intrecciati a creare fiori, foglie o animali. Il disegno più comune è senza dubbio quello con medaglione centrale, contornato da motivi floreali.
La fondazione della città di Isfahan risale a tempi antichi.
In passato fu la capitale della Persia safavide ed è ricca di monumenti che ne ricordano l’antico splendore.
Nonostante i tappeti di Isfahan siano tra i più noti e diffusi, ancora oggi non esistono in città laboratori di grande produzione ma la lavorazione è riservata alle donne che confezionano su richiesta dei commercianti che forniscono loro disegni e materiali.
La struttura è in genere di cotone, ma anche in seta negli esemplari più fini e ricercati. Vengono tessuti su telai verticali, l’ordito e la trama sono in cotone, mentre il vello è in lana molto rasa.
Il disegno maggiormente usato è a medaglione con rosone centrale ma si trovano anche tappeti che riproducono rosette e palmette, rami intrecciati, scene di caccia, alberi e animali.
Vastissima è la gamma di colori usati nell'annodatura dei tappeti di Isfahan.
Alcuni esemplari recano la firma del maestro tessitore.
I tappeti di Kashan fanno parte dell'antica tradizione Persiana.
La lana utilizzata è sempre di ottima qualità ma negli esemplari più raffinati la seta sostituisce il cotone nell'ordito e nel nodo.
I tappeti in seta costituiscono infatti l'antica tradizione di Kashan dell'epoca safavide, ripresa ai giorni nostri. Ancora oggi i tappeti di Kashan hanno mantenuto un alto livello qualitativo
La decorazione tradizionale presenta il medaglione centrale riccamente contornato da disegni floreali, mentre la bordura è composta da due o quattro cornici che decorano il campo centrale.
Va inoltre segnalato che, recentemente, la manifattura di Kashan ha sviluppato una produzione di tappeti figurati, che riproducono scene di caccia e mitologiche. I colori maggiormente utilizzati sono il rosso e il blu profondo.
Nain è una piccola cittadina, la cui tradizione tessile è però nota nel mondo intero.
La leggenda vuole che Nain sia stata fondata da Naen, un figlio di Noè. Anticamente, la principale attività di Nain era la tessitura di manufatti preziosi, per la maggior parte in seta, in cui venivano confezionate toghe e paramenti per i sacerdoti islamici.
Caratteristica principale di questi tappeti è l'annodatura in seta dei profili del disegno, in genere di colore bianco, che donano maggior risalto e lucentezza al prodotto finale. Questa tecnica viene chiamata gharty.
I Nain si distinguono in Shesh-la. più fini con l’ordito composto da sei filati ritorti, prima tre a tre a "S" e poi a "Z", e in Noh-la, con l'ordito composto invece da nove filati, ritorti a "S" a tre a tre e insieme a "Z".
Il Nain più classico è raffigurato con medaglione centrale in campo floreale ma si possono trovare anche esemplari floreali a pieno campo, oppure scene di caccia e preghiere, oltre al ricercato "albero della vita".
Il vello è generalmente in lana.
Per tappeti commerciali si intendono quei manufatti dall'annodatura meno fine e, conseguentemente, meno costosi ma non per questo meno pregiati.
La gamma è molto vasta e vi si possono trovare esemplari dai motivi floreali, geometrici, includendo i tappeti cinesi. Il prezzo varia in funzione dello spessore del nodo e delle dimensioni.
Un tappeto persiano, l’abbiamo già detto, a qualsiasi classificazione appartenga, è sempre un'opera unica, preziosa perché fatta a mano.
L'annodatura è un'arte antichissima, tramandata da secoli, da generazione a generazione. Non importa se il manufatto è il frutto di un disegno studiato a tavolino oppure se è l'opera dell'estro del maestro tessitore o ancora se è una decorazione tramandata dalle generazioni che ci hanno preceduto.
Il tappeto persiano è un gioiello che racchiude in sé millenni di storia, d’arte e di cultura.
Noi di Scantamburlo ne siamo consapevoli, amiamo i tappeti, li scegliamo con cura per portare nelle vostre dimore l'arte e la cultura che traspira da questi preziosi manufatti.
Il villaggio di Sarouk si trova a circa 40 chilometri a nord di Sultanabad ed è noto al mondo proprio grazie alla produzione dell'omonimo tappeto, tessuto non solo nel paese ma anche nell'area circostante.
Si tratta in prevalenza di manufatti destinati al mercato estero, soprattutto americano e furono proprio gli Stati Uniti a decretare il successo di questo tappeto negli anni Quaranta e Cinquanta.
Sono diversi gli schemi decorativi e vanno dal classico motivo a medaglione centrale al disegno floreale a tutto campo.
Molto apprezzata è inoltre la particolare colorazione rosata (detta dughi) che si ottiene tingendo la lana con allume, ammonio e acido lattico, lasciata per due ore in ammollo e risciacquata sotto l'acqua corrente per alcune ore, fino a ottenere la tonalità rosa antico desiderata.
Situata a sud-est della Persia, la città di Kirman sorge su un altopiano a 1800 metri d'altitudine.
Data la sua posizione e la lontananza dalla principali vie, la zona rimase per molto tempo isolata.
La prima testimonianza dell'arte tessile della città risale a un frammento di tappeto oggi custodito nel museo della moschea di Mashad e datato attorno al 1470.
Dopo alterni periodi, la tessitura riprese a pieno ritmo dopo la Seconda Guerra Mondiale e il tappeto di Kirman s'impose nuovamente sui mercati internazionali, soprattutto americani.
La caratteristica fondamentale del Kirman è l'abbondanza delle bordure ornate da disegni floreali ma sono altrettanto famose le raffigurazioni di scene caccia e le riproduzioni dei racconti mitologici persiani.
La città di Varamin, situata a sud di Teheran, ha origini molto antiche ma l'annodatura dei tappeti, nella zona, è un'arte diffusasi in tempi recenti.
Il telaio è verticale, la trama e l'ordito sono in cotone ritorto, mentre il nodo è asimmetrico.
La decorazione dei tappeti di Varamin è caratterizzata da tre motivi principali: Varamin zil-i-sultan, detto anche motivo del vaso fiorito, Varamin minahkhani, composto da quattro fiori uguali disposti a formare un rombo e Varamin flora e fauna che, come indica il nome, è composto da motivi floreali e figurati.
Altra caratteristica importante è dovuta alla tonalità di fondo della bordura, simile a quella del campo centrale.
Ai piedi del Monte dei Leoni, tra Kirman e Isfahan, si incontra la città di Yazd, celebre, nell'antichità, per la produzione di scialli e tessuti.
Negli anni Venti la città fu coinvolta dai mercanti della vicina Kirman nella tessitura di tappeti per il mercato straniero (soprattutto europeo e americano).
I tappeti Yazd si distinguono per il disegno a medaglione centrale e cantonali a campo unito, talvolta imitano i motivi Kashan.
Il disegno ricorda molto il Kirman, ma l'annodatura grossolana e l'altezza del vello confermano la provenienza dalla cittadina di Yadz.
Nei laboratori i tessitori eseguono nodo dopo nodo sotto la dettatura di un ustad.
I tappeti Yalameh provengono dal territorio che si estende attorno alla città di Talkuncheh e insieme a Isfahan ne costituisce il mercato più importante.
Non si ha la certezza se il termine sia riferito alla provincia oppure al gruppo etnico che popola la zona. Gli Yalameh sono tessuti su una base grezza, con annodatura di media grandezza.
Sono tappeti dalle tinte brillanti e contrastanti, armoniosi nell'insieme. La tonalità di base del campo risalta e contrasta con il disegno minuto e geometrico.
La decorazione più diffusa è composta da file di forma romboidale a cui fanno da sfondo fiori stilizzati.
Le lane sono tinte con colori naturali e donano al tappeto un aspetto caldo e "vissuto".
Situata a metà strada tra Shiraz e Isfahan, la città di Abadeh conta sulla manodopera di numerosi tessitori di tradizione nomade ormai stabilitasi permanentemente nella zona.
Il tappeto di Abadeh è un manufatto robusto e compatto molto piacevole, dal costo abbordabile e dalle proporzioni aggraziate.
L'influenza delle tribù nomadi che risiedono nella zona è percepibile dalle decorazioni per lo più geometriche; i colori sono nella maggioranza dei casi vegetali e quindi caldi con una prevalenza dei colori rosso e crema.
Il disegno è in genere composto da un grande rombo centrale stilizzato, a cui fanno da contorno disegni di stelle e rosette stilizzate.
Situata a 1800 metri sul livello del mare la città di Hamadan è il capoluogo dell'omonima regione.
La maggioranza della popolazione, che supera i 250.000 abitanti, lavora presso le manifatture.
Inoltre, molti dei tappeti conosciuti come Hamadan, vengono raccolti negli oltre cinquecento villaggi sparsi nella regione (il tappeto illustrato qui a fianco, ad esempio, proviene dal villaggio Toyserkan).
Il disegno, lineare e simmetrico, in genere è composto da un medaglione romboidale affiancato da motivi geometrici ordinatamente incolonnati a formare un motivo schematizzato.
La bordura è anch'essa composta da motivi geometrici che riproducono fiori e palmette stilizzati. I colori sono quelli classici: rosso, blu e cammello.
La tessitura del tappeto cinese ha origini antiche.
Da ritrovamenti avvenuti negli anni Sessanta, in un sito archeologico fecero la comparsa alcuni frammenti di un manufatto in lana il cui vello, grossolanamente annodato, era composto da disegni di colore rosso, giallo, blu e marrone.
I tappeti prodotti dalle manifatture di Pechino con il nome di Hangkung imitano i motivi classici dei tappeti persiani.
Oggi, alle decorazioni di tipo geometrico, si alternano motivi floreali perfettamente eseguiti che riproducono rose e peonie che spiccano sul campo di colore unito.
La fascia periferica mette ancor più in evidenza il vello fitto e vellutato, tipico del tappeto cinese.
Adatto a ogni tipo di ambientazione, oggi il tappeto cinese riscuote un discreto successo e ha un nutrito numero di estimatori.
I tappeti nomadi sono tessuti dalle tribù senza fissa dimora che si spostano senza meta sul vasto territorio Persiano.
Vengono annodati su telai orizzontali, di dimensione proporzionata a quella del prodotto che si vuole ottenere e sono facilmente smontabili e rimovibili anche durante la lavorazione del tappeto.
La tradizione tessile nomade ha origini antichissime e permetteva di produrre, all'interno della popolazione tribale, il necessario per soddisfare le necessità quotidiane. Da secoli le donne nomadi imparano a realizzare, oltre ai tappeti, selle, finimenti, sacche di diversi formati, tovaglie, culle e un'infinità di altri oggetti.
Per la cultura nomade il tappeto non ha una funzione decorativa, ma diventa un elemento indispensabile: il tappeto da stendere sul terreno e su cui dormire, la tovaglia su cui mangiare, la sacca in cui riporre le stoviglie, il sotto sella, i finimenti, la culla del bambino… insomma una vera e propria necessità.
Le decorazioni dei tappeti nomadi sono semplici, eseguite in genere senza schemi, prendendo spunto dalla vita quotidiana, dalla natura che circonda il tessitore: un fiore, un animale stilizzato, oppure un disegno geometrico.
La lana viene filata, cardata e tinta (con colori naturali) dalle stesse donne che poi annoderanno il tappeto.
Ovviamente, viste le condizioni in cui viene lavorato, il tappeto talvolta non risulta perfettamente in quadro; succede anche che la lana non sia sufficiente per finire il disegno e venga aggiunto altro materiale che ha subito un bagno successivo: questo fa sì che la tonalità non sia perfettamente uguale alla precedente e conseguentemente compaiano degli abrash*.
Questo non deve però indurre il cliente a scartare il tappeto perché difettoso, ma deve essere considerato un pregio: il pregio di essere un'opera d'arte fatta interamente a mano e tinta con colori naturali.
*Abrash: con questo termine si indicano delle variazioni di tono o di intensità di uno stesso colore causate, generalmente dalla diversità di tintura delle fibre utilizzate. L'abrash autentico non viene considerato un difetto ma una prova della genuinità del manufatto.
La cittadina di Aubusson, in Francia, è conosciuta nel mondo intero per l'arte tessile. Sin dal lontano XIV secolo si pratica infatti la tessitura di arazzi e tappeti dalle raffinate raffigurazioni.
Sotto il regno di Luigi XIV, l'insieme dei laboratori tessili ricevette il titolo di Manifatture Reali. Nell'Ottocento migliaia di artigiani trovarono impiego in queste manifatture poi, a poco a poco, l'avvento delle tappezzerie prese il sopravvento e l'arazzo venne quasi dimenticato.
Solo negli ultimi decenni ricomparve l'interesse per queste importanti opere d'arte con la riproduzione di tappeti prodotti per la casa reale francese.
Oggi, la maggioranza degli Aubusson che si trovano in commercio sono ricamati a mano in Cina ma non per questo sono meno preziosi.
Si tratta di manufatti dalle decorazioni ricercate eseguiti con colori naturali, molto caldi ma delicati.
I filati subiscono un trattamento di invecchiamento negli Stati Uniti per dare maggior fascino al tappeto.
La storia vuole che i primi ricami a mezzopunto giungessero in Europa al seguito dei crociati e i primi esemplari ritrovati, di produzione fiamminga, datano attorno al XIII secolo.
A quel tempo erano per lo più riprodotti decori di carattere religioso, biblico e storico.
Quando il ricamo si diffuse in Europa, furono create delle scuole apposite dove le signorine di buona famiglia apprendevano l'arte.
È a questo punto che la fantasia non lascia spazio all'immaginazione e vengono introdotti nuovi decori che partono dai classici disegni floreali, alle raffigurazioni di personaggi, paesaggi, animali e scene di caccia.
Al giorno d'oggi, oltre alla produzione di arazzi, cuscini, sedie, divani, l'arte del mezzopunto viene applicata anche a raffinatissimi tappeti dalle delicate sfumature e dai decori romantici. Scantamburlo ve ne offre una vasta scelta.
Data la finezza del ricamo, questi tappeti sono da considerarsi veri e propri elementi d'arredo e trovano la giusta sistemazione in un angolo particolare del soggiorno o in camera da letto.
La tessitura dei tappeti Kilim è arte antica e facendo riferimento ai ritrovamenti in alcuni siti archeologici, risalirebbe addirittura al V secolo a.C.
La produzione dei Kilim, in oriente, è abbondante e parallela a quella dei tappeti tradizionali, ossia annodati. Tuttavia, a differenza di ciò che avviene in questi ultimi, i Kilim sono realizzati intrecciando tra loro trama e ordito, differentemente colorati, senza ricorrere all'annodatura.
Sono numerose le tecniche di tessitura e alle trame strutturali, che formano il disegno con la semplice alternanza dei colori, si aggiungono trame supplementari, atte ad evidenziare i decori.
Prevalentemente usati e tessuti dalle tribù nomadi, sono ancora oggi componenti fondamentali del corredo delle ragazze nomadi e delle contadine orientali.
Kilim cinese di nuova manifattura.
Tessuto con lana dalle tinte naturali con effetto antichizzato.
Ordito in cotone.
Provenienza: Cina
Stuoia indiana con decorazioni stilizzate.
Trama in lana, ordito in cotone.
Provenienza: India
Kilim persiano (Kilim Kaskhai) di vecchia manifattura.
Trama e ordito in lana dalle tinte naturali.
Provenienza: Iran
Kilim turco di nuova manifattura.
Trama e ordito in lana dalle tinte naturali con effetto antichizzato.
Provenienza: Turchia
Tale denominazione non si riferisce alla data di fabbricazione bensì ai decori raffigurati che riportano motivi stilizzati e geometrici.
Questi tappeti sono particolarmente apprezzati sia dai giovani sia dai meno giovani perché ben si adattano all'arredamento essenziale moderno.
Piacciono inoltre a coloro che ricercano un'alternativa al classico tappeto orientale.
Questi tappeti trovano riscontro tra coloro che apprezzano la lavorazione manuale, tipica dei tappeti orientali, ma vogliono un prodotto che si adatti meglio all'arredamento moderno.
Questi manufatti sono da considerarsi delle vere e proprie opere d'arte, paragonabili ai quadri moderni, pezzi unici sia nel decoro sia per le dimensioni.
Oggi questa nuova arte tessile, viene impropriamente denominata Gabbeh*.
*Gabbeh: Tappeti soffici e morbidi, usati come coperte dalle popolazioni nomadi e seminomade, in particolare da quelle del sud della Persia.
Per accrescerne la morbidezza, si passano molte trame (da 4 a 12) tra i nodi e si rade il vello piuttosto alto.
Gabbeh patueh è detto il gabbeh da coperta tessuto con il vello da due lati.
I colori sono solitamente in tinte naturali e sono annodati nelle zone nomadi persiane.
I disegni sono stilizzati e riproducono la natura circostante. La trama e l'ordito sono solitamente in lana; il nodo è simmetrico.
Sin dall'antichità il Gabbeh è noto per la morbidezza e l'altezza del suo folto vello. In questa categoria troviamo manufatti che rispondono appieno a questa caratteristica: lana filata a mano, tinta con colori naturali, vello folto e rasato più alto rispetto ai tappeti tradizionali, disegni stilizzati che richiamano i decori etnici, colori solari e talvolta anche tinte unite.
Come nei tappeti orientali classici anche nel Gabbeh moderno troviamo una svariata gamma di colori, decori, qualità di lane e un'annodatura più o meno fine.
Per agevolarvi nella scelta, Scantamburlo ha voluto differenziare i manufatti più pregiati classificandoli in Gabbeh medi e Gabbeh fini, facendo una distinzione di qualità e prezzo.
Disegni modernissimi e stilizzati, accostamenti di colori che difficilmente ritroviamo nei tappeti classici, nodo fine, fanno di questi tappeti il massimo dell'espressione artistica moderna. Le lane sono rigorosamente filate a mano, finissime e tinte con colori naturali. Un'opera d'arte che stupisce non solo per la sua qualità e originalità ma soprattutto perché a realizzarla sono gli stessi maestri che, per anni, hanno prodotto quei tappeti che tutti conosciamo come tappeti orientali.
Per tappeti meccanici si intendono tutti quei prodotti eseguiti con telai meccanici e conseguentemente fatti a macchina.
Sin dal XVIII secolo il tappeto meccanico fa la sua comparsa sul mercato Europeo, perfezionando via via, con il passare degli anni, la tecnica di lavorazione, i disegni e i colori.
Partiti dall'imitazione dei pregiati tappeti orientali, sia nel disegno sia nella riproduzione dei colori, oggi i tappeti meccanici si sono conquistati un proprio mercato e si stanno diffondendo sempre più, in particolare quelli che riportano disegni moderni e geometrici.
Decisamente versatili, perché affiancabili a qualsiasi tipo di arredamento, questi tappeti sono prodotti in svariate dimensioni e differenti colori. Vi presentiamo un piccolo esempio della vastissima scelta che potrete trovare da Scantamburlo a Lessolo, in via Arduino Casale, 77/A.